La parola araba
qahwa (قهوة) identificava originariamente
una bevanda prodotta dal succo estratto da alcuni semi. Questa
veniva consumata come liquido rosso scuro ed aveva la capacità di provocare
effetti eccitanti e stimolanti, tanto da essere impiegata anche come medicinale.
Oggi questa parola indica, in arabo,
il
caffè. Numerose sono le leggende sull'origine del caffè. La più conosciuta narra
di un pastore chiamato Kaldi che era solito pascolare le capre in Etiopia.
Un giorno queste, mentre brucavano, incontrarono una pianta di caffè e cominciarono
a mangiarne le bacche e a masticarne le foglie. Durante la notte le capre,
anziché dormire, si misero a vagabondare con una energia e una vivacità mai
espressa fino a quel momento. Vedendo questa reazione il pastore ne individuò
la ragione e abbrustolì i semi della pianta mangiata dal suo gregge, poi li
macinò e ne fece un'infusione, ottenendo così il caffè.
La specie che per prima è stata usata per
ottenerne una bevanda è la
Coffea Arabica, una pianta originaria
dell’Etiopia (dove il caffè è chiamato
buna), del Sudan sud-orientale,
del Kenia settentrionale e in seguito diffusasi nello Yemen. Proprio
qui si ebbero le prime tracce storiche del consumo della bevanda, precisamente
nel 1450 ad opera dei seguaci del sufismo.
I semi di
Coffea arabica hanno
un contenuto di caffeina molto inferiore rispetto a quello delle altre specie
di larga diffusione. Rispetto a queste è altresì autoimpollinante, cioè
autogama e inoltre predilige coltivazioni ad alta quota, tra 1000 e 2000 metri.
La coltivazione di
Coffea arabica fuori dei territori d'origine
è iniziata molto presto. In Indonesia, ad esempio, è avvenuta nel 1699.